IL CASTELLO DI CACCAMO – TRA MITO E REALTA’

Il sito in origine, per la particolare posizione strategica, era probabilmente occupato da una fortezza o torre d’avvistamento di matrice araba. Le strutture in stile normanno sono conferite da Matteo Bonello, signore di Caccamo, nel XII secolo in seguito alla riconquista dell’isola. La sala più importante all’interno è la sala della Congiura: in questo ambiente nel 1160, alcuni baroni normanni ordirono la trama contro il sovrano Guglielmo I di Sicilia. La ribellione fu sventata e sedata sul nascere.

Giovanni di Saint-Rémy, prefetto del re Carlo I d’Angiò, allo scoppio dei Vespri siciliani fuggì da Palermo rifugiandosi nella struttura dove i caccamesi lo catturarono e giustiziarono.

Nel XIV secolo i rappresentanti della potente famiglia dei Chiaramonte, a partire da Manfredi I Chiaramonte, apportano radicali modifiche al complesso. Stratificazioni di ulteriori interventi strutturali minori si susseguiranno fino al XVII secolo.

Nel 1480 con il matrimonio fra Federico Henriquez, ammiraglio di Castiglia, e l’ultima rappresentante dei Prades – Cabrera, inizia un periodo di decadenza che terminerà con l’acquisizione da parte di Filippo Amato, principe di Galati, “liquidatore” degli indebitati Henriquez.

Nel 1646 la famiglia Amato acquistò la baronia di Caccamo, elevata dal re Filippo IV di Spagna (Filippo III di Sicilia) a ducato, possesso durato fino al 1813, periodo durante il quale sono eseguiti pesanti interventi che sconvolgeranno il primitivo impianto chiaramontano, con una serie di ristrutturazioni che cancelleranno le strutture medievali, convertendo di fatto il castello in palazzo signorile, arricchito da una serie di saloni con interessanti soffitti lignei dipinti e fregi affrescati. La costruzione raggiunge la massima estensione, perdendo le peculiarità strategica che aveva fino ad allora rivestito.

Dopo il 1813 la famiglia De Spucches, principi di Galati, sono i nuovi proprietari, assumono il titolo di duchi di Caccamo. I componenti della casata col possesso operano un drastico restauro stilistico, il castello diviene una grande struttura costruita in pietra bianca arroccata sullo sperone roccioso, ha uno sviluppo con pianta irregolare, possenti mura con merli a coda di rondine, bifore in stile medievale, torri, fossato e un cortile. L’interno è costituito da un dedalo di stanze e scale alla stregua di una dimora reale.

Nel 1823 un terremoto abbatte la Torre Mastra. Primo evento infausto di un progressivo processo di decadimento che, nonostante l’impegno dei De Spucches, sfocerà in una serie di crolli che coinvolgeranno l’intero impianto.

Nel mese di ottobre del 1963 la dimora è acquistata dalla Regione siciliana. Il riadattamento comportò lunghi lavori di restauro che ebbero inizio nel 1974.

Nel 2012 sono iniziati i lavori di allestimento del nuovo museo delle armi antiche del castello: MAAC.

CURIOSITA’ – LA LEGGENDA DEL FANTASMA

Le antiche vicende legate a questa fortezza sono ormai ben note. A seguito della rivolta del 1160, quando un gruppo di baroni siciliani, capitanati da Matteo Bonello, tesero un agguato mortale a Maione da Bari, famigerato primo ministro del re Guglielmo I (passato alla storia come Guglielmo il Malo). Dopo aver compiuto l’assassinio a Palermo, nella via che adesso porta il suo nome, Bonello e i suoi compagni si rifugiarono a Caccamo, nel castello che lo stesso barone aveva negli anni fortificato fino a renderlo inespugnabile.
Inutili furono i tentativi di assalto dell’esercito di Guglielmo che durante i moti fu temporaneamente arrestato e spodestato.
Al termine della sanguinosa rivolta, in cui morirono centinaia di persone, tra cui il figlio primogenito di re Guglielmo, l’esercito reale riprese il controllo della situazione grazie alla volubilità del popolo e il re invitò Matteo Bonello a corte con la falsa promessa di un totale perdono delle sue colpe.

Ovviamente il perdono non arrivò e Bonello fu imprigionato e mutilato con l’accecamento e il taglio dei tendini d’Achille. A seguito di queste torture Bonello morì nella sua cella.

Da allora si dice che nelle notti più oscure, un fantasma si aggiri sinistramente nel castello di Caccamo. Sarebbe proprio Matteo Bonello, che trascinandosi cieco e zoppo, tra mille tormenti, passi la sua vita ultraterrena lanciando maledizioni secolari a chi si macchiò di tradimento condannandolo ad una morte orribile.
Si dice che lo spirito, dall’aspetto orribile e vestito con cenci di cuoio, borbotti carico d’odio una lista di nomi incomprensibili.