LO STROMBOLI

Lo Stromboli è un vulcano esplosivo e le sue eruzioni avvengono con intervalli che possono variare da un minuto a diverse ore.

La sua attività “ordinaria” ha luogo a una quota di 750 m s.l.m. dalle diverse bocche eruttive presenti nell’area craterica e allineate in direzione nord-est – sud-ovest. Tale attività consiste in esplosioni intermittenti di media energia, al solito durano qualche secondo o decina di secondi, e sono ben separate tra loro, durante le quali vengono emesse piccole quantità di bombe scoriacee incandescenti, lapilli, cenere e blocchi, con velocità di uscita compresa tra 20 a 120 metri al secondo e altezze comprese tra poche decine fino ad alcune centinaia di metri.

L’attività eruttiva è associata a un degassamento continuo dall’area craterica, il cui volume stimato è di 6000-12000 t/d, e che consiste principalmente di acqua (3200-6300 t/d), anidride carbonica (2900-5800 t/d), anidride solforosa (400-800 t/d) e quantità minori di acido cloridrico e fluoridrico.

Periodi di totale inattività, senza lanci di materiale, sono piuttosto rari. Il più lungo tra quelli registrati si è protratto per circa due anni, dal 1908 al 1910. Periodi di prolungata quiescenza, della durata di qualche mese, sono stati registrati più volte.

Sciara del fuoco

L’attività normale può essere periodicamente interrotta da esplosioni di maggiore energia, dette “esplosioni maggiori”. Questi eventi consistono di brevi ma violente esplosioni, durante le quali vengono prodotti lanci balistici di blocchi e bombe di dimensioni anche metriche a distanze di alcune centinaia di metri, associati a piogge di lapilli e cenere; la distribuzione dei prodotti è solitamente confinata all’interno dell’area craterica.

Le eruzioni stromboliane più violente mai accadute in tempi storici risalgono al 1919 e al 1930. Per la prima e finora unica volta nella storia recente del vulcano, delle colate laviche si riversarono anche al di fuori della Sciara del Fuoco, arrivando a lambire i centri abitati (Piscità fu sfiorata ad appena 20 metri), causando ingenti danni e numerose vittime, e causando un piccolo tsunami che generò un’onda di 2–3 m che arrivò a far danni fino a Capo Vaticano, in Calabria.