CASTROREALE

Castroreale (Castru in siciliano)  di 2 370 abitanti,è un borgo situato in provincia di Messina,su una collina che sovrasta sulla piana di Milazzo ,di fronte alle Isole Eolie.

Il centro abitato principale del comune, Castroreale, sorge sul colle Torace, un rilievo dei monti Peloritani nord-occidentali ai cui piedi, presso le sponde del torrente Longano, Gerone II re di Siracusa sconfisse i Mamertini nel 265 a.C.
Il tessuto urbano è d’impronta medievale con strade e viuzze strette e ripide, lastricate con una caratteristica pavimentazione in pietra (jacatu nel dialetto locale), che si aprono su piazze-belvedere dalle quali si può godere dei molteplici panorami che si dispiegano tutt’intorno al paese.
Il successivo frazionamento del territorio già appartenente al teniménto, vallo, castellania e capitania, comarca, distretto, circondario, in qualità di città demaniale, casale, feudo, città regia, sottointendenza non esclude, cancella o trascura gli insediamenti preistorici, le rovine, le vestigia, i resti d’epoca greco – romana, bizantina, araba, sedimentate nei secoli nel comprensorio, peculiarità storico – artistico – monumentali transitate nelle nuove entità amministrative di recente costituzione.
Un casale denominato Cristina o Crizzina risalente al periodo normanno-svevo costituì l’insediamento originario del centro. I territori ricadevano nella primitiva definizione del Vallo di Milazzo.

«Castrum Regale, agri Messanensis, oppidum a Friderico Secundo rege conditum»

Le prime notizie storiche certe si rinvengono in un diploma datato 1324 con cui Federico III d’Aragona ordina la ricostruzione di un (preesistente) castello. L’abitato che si sviluppò intorno al fortilizio venne rinominato Castro (dal latino castrum = castello, fortezza) ed in seguito Castroreale (perché residenza preferita del re Federico III d’Aragona) e rimase sempre città demaniale accrescendo nel corso dei secoli la propria importanza, prosperità economica ed estensione territoriale grazie anche alla posizione strategica che rivestiva sia nel sistema di fortificazioni poste sul versante tirrenico a difesa della Piana di Milazzo che nel sistema dei collegamenti con i centri fortificati del litorale ionico, tramite i percorsi interni alla catena dei Peloritani.

Per matrimoni combinati dettati da logiche dinastiche Federico III d’Aragona è pronipote di Federico II d’Hohenstaufen per ramo materno (quest’ultimo è pronipote di Ruggero I d’Altavilla tramite la madre Costanza d’Altavilla). Ad onta dei legami e vincoli di parentela tra esponenti di case regnanti, i toni nell’annosa disputa tra fazione latina e catalana che caratterizzano i Vespri Siciliani, assumono caratteri aspri. A fomentare e complicare lo scenario, il casato di ceppo latino degli Angioini che perora la causa nella prosecuzione dinastica dopo gli Altavilla e Hohenstaufen.

I componenti di Casa d’Aragona, invisi alla potentissima famiglia Chiaramonte, sono costretti a dimorare nelle fedeli roccaforti di Messina e Catania, e governare con sessioni itineranti del Parlamento Siciliano tenute anche a Siracusa (1233, 1322, 1398), Milazzo (1295), Randazzo (1366), Castronovo (1391), Taormina (1410), Caltagirone (1458), Cefalù (1774). In questo tumultuoso contesto, grazie alla posizione geografica e al sistema viario di cui è dotata, Castroreale funge da crocevia, cerniera fra la pianura, le coste tirreniche, e l’ampia area etnea a mezzogiorno, offrendo itinerari alternativi per le comunicazioni tra centri nevralgici del Regno.

In ambito peloritano le baruffe tra contendenti degenerarono in guerra civile grazie anche alle posizioni altalenanti di personalità che parteggiavano e tramavano ora per l’una, ora per l’altra fazione. Negli anni successivi, Ludovico di Sicilia inviò l’esercito regio contro i Chiaramonte, sfidandoli sulla piana di Milazzo. Solo nel 1350 si arrivò ad un compromesso di pace. Dal 1352 con l’assedio cittadino attuato da Enrico III il Rosso, ammiraglio ribellatosi alla corona, la situazione cominciò a vacillare. Il breve regno di Ludovico culminò con la morte del sovrano causa epidemia di peste nera. Le sorti della castellania e capitania di Castroreale furono rette dalla vicaria abadessa Eufemia d’Aragona, reggente del Regno a favore del fratello Federico IV di Sicilia.

Le tensioni tra Chiaramonte, Palizzi e Aragona, Alagona, si allentarono solo con l’uccisione e morte del filo angioino Nicolò Cesareo, e con esse si concluse la temporanea egemonia di Milazzo sugli altri centri del Vallo (Monforte, Santa Lucia),la castellania di Castroreale fu affidata a Vinciguerra d’Aragona.

Per l’impegno profuso alla causa aragonese, la città fu insignita del titolo di Fedelissima. Il rappresentante cittadino occupa il 37º posto nel Parlamento siciliano.

Causa epidemia di peste nel 1411 fallisce la sessione del Parlamento siciliano indetta dalla vicaria Bianca di Navarra, vedova di Martino I di Sicilia, per la successione al trono, evento poi dirottato a Taormina. Nel 1435 Alfonso V d’Aragona il Magnanimo visita la cittadina per ricambiare la generosità per l’aiuto ricevuto, consistente nell’invio di contingenti armati intervenuti per osteggiare l’assedio di Tropea e nell’attacco all’Isola delle Gerbe. Per l’occasione il sovrano concede il permesso per la realizzazione della «Fiera di Santa Maria Maddalena». Gli eventi si inseriscono nel piano di contrasto delle scorrerie corsare e pirate che imperversano nell’antistante specchio del Tirreno.

All’economia del centro contribuì fino alla fine del XV secolo un’attiva e numerosa comunità ebraica della cui sinagoga, ampliata nel 1487, resta solo un arco moresco collocato oggi alle spalle del Monte di Pietà. La cittadina annoverava una folta comunità ebraica, documentata nel 1382, ma già ampiamente attestata nel XIII secolo, gruppo sociale formato da cittadini operanti nella macellazione delle carni e conceria delle pelli, nel lavoro di tintori di tessuti e pellame, nel crescente sviluppo del settore agricolo e nell’esercizio della professione medica.

Nel periodo di transizione tra la Corona d’Aragona con gli esponenti dei Trastámara e la Casa d’Asburgo – Castiglia, diversi provvedimenti sanzionatori furono comminati da Papa Callisto III d’intesa con il sovrano Alfonso V d’Aragona, disposizioni volte a colpire le comunità ebraiche delle vicine cittadine di Taormina, Savoca. Le persecuzioni e le tragiche espulsioni della comunità dalla città e dall’isola avvennero a partire dal 18 giugno 1492 in ottemperanza dell’editto noto come Decreto dell’Alhambra emanato da Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia.

Le rappresentanze temporaneamente rifugiate nell’Italia meridionale, trovarono protezione sotto Ferdinando I di Napoli. Dal 31 marzo 1504 con Ferdinando III, Re di Napoli, la condizione peggiorò. Il 23 novembre 1510 il sovrano emise un ulteriore atto di espulsione da tutta l’Italia del Sud evitabile solo con il pagamento di un consistente tributo. Nel maggio 1515 un altro atto costrinse anche gli ebrei convertiti al cristianesimo ad abbandonare il regno.

La continua caccia ai fratelli Ishak, Elias, ʿArūj e Khayr al-Din Barbarossa, al temibile Dragut, sono eventi che anticipano la Conquista di Tunisi e la trionfale campagna culminata con la Battaglia di Lepanto.

Le scorrerie su isole, coste e insediamenti interni, si susseguono a ritmi incalzanti. Come si evince dal Registro delle attività militari di Milazzo dell’anno 1554, per tale motivo la cittadina di Castroreale insieme a quelle di Tripi, Montalbano, Novara di Sicilia, Furnari, Santa Lucia del Mela, Condrò, San Pier Niceto, Monforte San Giorgio, Rometta, Rocca, Maurojanni, Venetico, Bauso, Saponara, doveva inviare un contigente di milizie al Castello di Milazzo e predisporre guardie lungo il litorale di competenza. Infatti, all’avvistamento di imbarcazioni non identificate, tanto nel golfo di Patti che nel golfo di Milazzo, il capitano d’armi dava disposizioni al sergente maggiore di fare segnali di fuoco e fumi, al castellano spettava il compito di sparare tre colpi di cannone.Le procedure rientravano nel complesso sistema d’azioni di prevenzione e difesa del territorio attraverso la fitta rete di castelli e torri d’avvistamento costiere e collinari.

Sul finire del 1538 le truppe spagnole ammutinate lasciate a custodia de La Goletta dopo la Presa di Tunisi, si ribellarono per questioni di mancati pagamenti. Gran parte delle guarnigioni abbandonarono il presidio e navigarono alla volta della vicina Sicilia.A titolo preventivo, per motivi di sicurezza furono confinati sull’isola di Lipari, ma contravvenendo alle disposizioni impartite dal viceré di Sicilia Ferrante I Gonzaga, gli ammutinati sbarcarono a Messina per essere immediatamente respinti. Dopo disordini provocati a Castania e Faro si impossessarono e depredarono i centri di Monforte e Santa Lucia del Mela, per poi commettere ulteriori razzie a Castroreale, che a dispetto delle ingenti perdite, non sortirono l’effetto sperato per l’inclemenza del tempo. Col tentativo di mediazione svoltosi a Milazzo e dopo il giuramento convenuto col patto siglato a Linguaglossa, nonostante i pagamenti effettuati a saldo dei compensi pattuiti, il vicerè chiamò in rassegna con pretesti vari i capi dei sediziosi, facendoli strangolare rispettivamente a Messina, Militello, Vizzini, Lentini e altre località. A quest’assalto sventato il 31 dicembre 1538 si attribuisce l’intercessione e conseguente elezione a patrono cittadino di San Silvestro Papa.

Città demaniale con un vasto territorio, ottenne a partire dai sovrani aragonesi numerosi privilegi che le consentirono di raggiungere e mantenere una discreta floridezza economica. Subì il fascino e le contaminazioni artistiche della vicina capitale del regno Messina, con la quale condivise le prime espressioni dello stile rinascimentale introdotte dalle varie correnti lombardo-ticinesi, toscano-carraresi, veneto-dalmate in ambito architettonico, pittorico, scultoreo, e in tutte le multiformi manifestazioni del genio artistico. La fase di avvicendamento tra case regnanti (Aragona/Asburgo-Castiglia) fu periodo in cui la cittadina accolse numerose comunità monastiche, le cui attività incisero profondamente sul tessuto sociale, generando uno sviluppo edilizio e committenze artistiche che mutarono profondamente la configurazione cittadina e l’arredo urbano.

Il viceré di Sicilia Marcantonio Colonna, con dispaccio datato Palermo 20 marzo 1579, concesse il privilegio per la realizzazione di un caricatore nella marina di località Cantoni, odierna Barcellona Pozzo di Gotto. Tale struttura non fu mai realizzata. Nonostante ciò, gli intensi traffici e i commerci marittimi furono assicurati pur senza strutture portuali idonee e fabbricati adibiti a magazzini, sfruttando lo stazionamento delle navi mercantili al largo e l’imbarco di merci e passeggeri per il tramite di scialuppe. Con la nuova suddivisione amministrativa del territorio del Regno attuata dallo stesso viceré, il 13 aprile 1583, è istituita la «Comarca di Castroreale» in Val Demone. Con un impianto d’impronta militare, ma ingentilita da dettami e stilemi che spaziano dall’aragonese alle infinite sfumature di stili di matrice iberica, dal rinascimento al nascente barocco, il centro non fu indenne da periodiche carestie, immancabilmente accompagnate da mortifere epidemie, da sporadici eventi militari, il tutto costellato da una consistente serie di eventi sismici che hanno messo a dura prova il fortissimo spirito comunitario, quanto il fragile sistema ambientale.

1465 – 1522 – 1615. Nel contesto appena più ampio si registra una politica di arrogante vessazione fatta di scontri, animosità, dissidi, compromessi, fra i governatori di stanza a Milazzo e gli amministratori dei territori adiacenti. Litigiosità e acredini fondati sulla corruzione dilagante, la sottomissione e il perenne ricatto, elementi che condussero a definire l’atto di divisione delle terre fra Milazzo e Castroreale, evento che coinvolse territorialmente la vicina Santa Lucia, determinò la costituzione della città e del territorio di Pozzo di Gotto, tutti segnali premonitori delle frequenti rivolte antispagnole culminate con gli eventi del 1674 e 1678.

1717, 22 aprile. Terremoto con effetti distruttivi in città e nell’immediato circondario.

Dal 1718 al 1720 come comarca e futuro distretto, il territorio è teatro di numerosi scontri culminati con la Battaglia di Milazzo e quella di Francavilla, combattimenti inseriti nel contesto dei conflitti contro la Quadruplice alleanzacombattuti dal regno di Spagna contro Inghilterra, Francia, Austria e Paesi Bassi per il predominio sul mar Mediterraneo.

Nel 1812 come capoluogo di distretto, Castroreale annovera il circondario medesimo e quelli di Barcellona, Francavilla, Novara, Savoca, Taormina, comprende 26 comuni e 36 villaggi. Il territorio spazia dal Tirreno allo Jonio, comprende gli ultimi rilievi dei Peloritani che fronteggiano i Nebrodi, a sud è delimitato dalla riva sinistra del fiume Alcantara. Pertanto fu sede di importanti uffici sino alla metà circa del XIX secolo.

Tuttavia già nel corso dell’Ottocento inizia la decadenza con l’impoverimento economico e demografico della parte montana del territorio; il processo di disgregazione territoriale che ne è conseguito ha dato luogo alla costituzione nel 1815 del comune di Barcellona, in seguito unito alla vicinissima città di Pozzo di Gotto, unione amministrativa volta a formare un’unica grande conurbazione

Completano la frammentazione del territorio l’istituzione delle unità amministrative di Rodì Milici nel 1947 e di Terme Vigliatore nel 1966.

Negli anni molta importanza ha rivestito la presenza dell’Istituto Magistrale XXIV Maggio, l’unico istituto magistrale statale della provincia di Messina oltre all’Ainis e al Bisazza della città, celebre per la sua serietà, che ha attirato a Castroreale numerosi docenti e allievi, residenti o pendolari dalle zone vicine.

 

 

Fonte:wikipedia