LA LEGGENDA DELLA BIDDINA


Ci raccontavano i nonni, per intimorirci e farci stare buoni, che in contrada Lavatore, a circa un chilometro dal Paese, esisteva un mostro chiamato “Biddina”: mostro terribile, enorme, con una testa simile ad una grancassa ed un corpo misterioso! Si aggirava tra gli alberi e le canne, mangiava uomini ed animali, e beveva l’acqua sulfurea della sorgente che lo rendeva forte ed invulnerabile. Era stato avvistato parecchie volte, solo di notte, per via degli occhi che sembravano due fari.

In un analogo racconto nei paesi limitrofi la biddina era rappresentato come un serpente gigante di sei metri con una mole tale da poter inghiottire in un solo boccone un agnello o addirittura un piccolo di uomo. Lo sentivano dire sempre ai nonni, quando descrivevano certi luoghi interdetti e aggiungevano: “la vipera può raggiungere sette cavalli in corsa e morderli uno alla volta”. Era un modo per incutere timore e limitare così l’accesso ad aree ricche di fauna venatoria.
In altri luoghi era rappresentata come una donna particolarmente cattiva, e quindi da temere.

Anche a Campobello di Licata, tra i miti e leggende è da ricordare” La Biddina” (dall’arabo grosso serpente d’acqua), che nella fantasia popolare diventava un mostro ferocissimo dagli occhi rossi e che divorava con la sua enorme bocca capretti e agnelli. Si diceva che una Biddina sarebbe stata stata uccisa a Cammuto dove esiste scolpita in una fontana la sua figura e la data dell’evento. Un’altra nella contrada Cosciu negli anni 60: erano presenti all’evento i Carabinieri. Una contessina ordinò che il rettile fosse bruciato. Sempre nel Salso negli anni 50 erano stati uccisi altri due esemplari da alcuni pastori nella vallata sotto il monte Saraceno.